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Nell’era dell’intelligenza artificiale, anche le minacce informatiche si stanno evolvendo. Secondo il rapporto 2024 del Clusit, gli attacchi informatici gravi sono aumentati a livello globale dell’11%, con una media mensile di 232 attacchi. Le minacce sembrano crescere in intensità e sofisticazione, anche grazie all’uso di algoritmi avanzati capaci di identificare le vulnerabilità, prevedere i modelli e sfruttare i punti deboli delle aziende.

Di fronte a un panorama digitale in rapida evoluzione, non stupisce dunque che gli analisti della sicurezza siano sempre più sotto pressione. I metodi tradizionali di prevenzione non sono più sufficienti per contrastare gli attacchi sofisticati, poiché questi si adattano ed evolvono in tempo reale, e i team IT da soli non riescono a stare al passo con le nuove metodologie di attacco, che mettono a rischio l’intero perimetro aziendale che va monitorato.

Se evolve la minaccia, deve evolvere anche la difesa. Il bisogno di una difesa più proattiva e capace di adattarsi ai nuovi scenari, sta spingendo le aziende a rafforzare la propria sicurezza informatica, migliorando le strategie difensive e colmando le falle lasciate aperte dagli approcci tradizionali. Dotarsi degli strumenti adatti per correggere le vulnerabilità, permette infatti di ridurre l’esposizione al rischio e di mettere al riparo dati e asset preziosi.

Cos’è e in cosa consiste la cybersecurity remediation

Creare un sistema per identificare e correggere le lacune nei sistemi IT è essenziale per un programma di gestione del rischio informatico di successo. Questo processo di individuazione e risoluzione dei problemi prende il nome di cybersecurity remediation. Si tratta di un approccio strutturato che punta a intercettare le minacce alla sicurezza informatica prima che si trasformino in violazioni e a risolvere eventuali vulnerabilità e falle già presenti nei sistemi di sicurezza.

La cybersecurity remediation svolge, dunque, un ruolo cruciale nel garantire la sicurezza e l’integrità dei sistemi digitali. Essa si traduce in attività di identificazione, valutazione e mitigazione delle vulnerabilità di sicurezza, per ridurre il rischio di potenziali attacchi informatici, ma mira anche a rilevare e contenere le minacce alla sicurezza prima che si diffondano.

Per attuare una corretta cybersecurity remediation è necessario che l’organizzazione abbia piena visibilità sulle infrastrutture di rete, sia interne all’azienda sia esterne come quelle di partner e fornitori, in modo da poter identificare le nuove minacce e affrontarle prima che siano sfruttate dagli attaccanti. Più rapidamente è in grado di identificare le lacune della rete, maggiori sono infatti le possibilità di eliminarle.

Come l’AI può migliorare la cybersecurity remediation

Ecco perché l’intelligenza artificiale si rivela una preziosa alleata delle aziende in materia di cybersecurity remediation. Gli strumenti di sicurezza basati sull’AI forniscono infatti un supporto straordinario ai team di sicurezza, dimostrandosi molto più veloci dell’uomo nel rilevare, monitorare e rispondere alle minacce informatiche.

Mentre un team di analisti potrebbe aver bisogno di giorni o addirittura settimane per stanare la minaccia, l’AI può rilevare rapidamente gli attaccanti che si muovono all’interno dei sistemi aziendali, prima che l’attacco si propaghi. I sistemi di AI possono infatti essere utilizzati per tracciare modelli di comportamento, automatizzare i processi, rilevare rapidamente le anomalie e analizzarne il grado di rischio, velocizzando i tempi di risposta e minimizzando l’impatto delle violazioni.

I moderni sistemi di scansione automatica permettono una protezione proattiva dell’ambiente aziendale, per stare al passo con l’espansione del perimetro, e consentono di gestire la superficie di attacco rilevando configurazioni errate, servizi esposti e credenziali esfiltrate. Inoltre, il monitoraggio continuo delle minacce permette di identificare per tempo un potenziale attacco, isolare i sistemi interessati e avviare azioni di ripristino prima che la minaccia si trasformi in un data breach. Con il vantaggio di ridurre in misura significativa la quantità di lavoro manuale per il team di security e di eliminare il rischio di errore umano.